L’estate è ormai un vago ricordo.
Siamo già immersi nella routine fissa della scuola, degli impegni.
Complice anche che le scuole a Dubai iniziano presto e che io amo arrivare almeno 10 giorni prima, le vacanze sono già un bel ricordo.
Che poi per me sono “non vacanze in Italia”. È tornare a casa.
Casa da quando vivo all’estero è diventata decisamente la Puglia. Nonostante abbia trascorso venti anni a Milano, che per tanto tempo è stata l’unica casa e dove avevo gli amici più cari.
Ma ormai, da che sono espatriata, casa in Italia è quella in Puglia dove vivono i miei.
Se all’inizio, confesso, era un po’ faticoso, ora a distanza di dieci anni non lo è più.
All’inizio è stata dura rinfilarmi nei panni di figlia, nella stessa stanza, che diventava super piccola perché a dividerla con me c’erano anche mio marito e mia figlia.
Poi arrivavo stanca morta e pensavo che mi sarei alleggerita dall’impegno di accudire mia figlia h24 come accadeva in Kuwait. E invece no, ero solo alleggerita da aspetti pratici, cucinare in primis.
Poi gli anni sono passati e io mi sono “abituata” a tornare per le mie vacanze in Italia.
Sopratutto, essere in Italia, non è più solo un favore che facevo alla mia famiglia.
Ma qualcosa di cui ho bisogno. Di cui la mia famiglia ha bisogno.
È così anche per mio marito: il solo posto che realmente lo ricarica sono le sue adorate Marche.
Mi capita spesso di sentire o leggere di altri expat che soffrono di dover passare in Italia le varie vacanze, che hanno mille aspettatitive che i rispettivi amici si “sbattano” a vederli.
Che la convivenza con i familiari non sempre è serena.
Spesso anche i figli in primis soffrono questi rientri.
Cresciuti fuori, non sentono alcun beneficio ad essere in Italia, soprattutto se quella estiva è la loro unica vacanza.
La mia esperienza è completamente diversa.
Io torno in Italia perché ne ho bisogno.
Perché non c’e nessuna vacanza che mi ricarica come stare in Puglia.
Anche se ogni tanto mi manca di non avere privacy, anche se ogni tanto scappa la litigata con mia sorella. Anche se devo rispettare le loro abitudini e nessuno mi chiede delle mie.
Sono io che rientro in quel contesto.
E sapete cosa? A me piace.
È come rimettersi un vecchio paio di ciabatte, è come non dover spiegare nulla, dimostrare nulla.
La cosa sorprendente è che, più passa il tempo, e più a mia figlia piace. Anzi è vitale.
Lei da gennaio si sveglia e chiede: “Alexa quanti giorni mancano al 7 luglio?”. Data in cui di solito arriviamo in Puglia.
Non le importa se le amiche fanno mille viaggi esplorando il mondo.
Lei vuole andare al residence.
A Campomarino.
Tra i suoi amici pugliesi che l’aspettano tutti gli anni. Con i suoi cugini che per lei sono fratelli, quelli con cui divide tutto, prese in giro incluso. Loro sono milanesi, ma è lo stesso per loro. Guai a perdersi l’estate pugliese. Mio nipote di sedici anni quest’anno ha pianto all’idea di ripartire.
Giada adore le zie che l’amano alla follia. La nonna con cui ride sempre, con cui condivide una passione sfrenata per i fritti e la mortadella. Adora il nonno che fa il giovane.
Ogni giorno è uguale all’altro, ma eccezionalmente diverso.
Leggero.
Ogni anno c’è una conquista in più.
Un anno è stata tutta eccitata perché ha imparato a “sgommare”.
L’anno dopo la nonna di Margherita le ha detto che doveva smettere di non asciugarsi i capelli altrimenti le veniva la cervicale. Questo è uno dei nostri aneddoti piu divertenti. Poi c’è Lorenzo che la prende in giro per la sua scaramanzia per tutto.
Ma la presa in giro è così divertente che è impossibile non ridere.
Quest’anno poi ha realizzato il suo sogno: restare sveglia fino a tardi.
Guai a toglierle il bagno delle 20.30.
Un anno mi ha detto: “Sai mamma, io da sposata tornerò qui. Voglio un posto dove tutti mi conoscono e chiamano per nome. Come accade a te.”
E la sua gioia ora è essere conosciuta da tutti lì.
Per noi tornare in Italia è vitale.
Quando abbiamo dovuto rinunciare per via del covid è stata una delle cose più difficili.
Sono sicura che più avanti ci fermeremo meno, o almeno così sarà per mia figlia, anche se sono certa che troverà sempre il tempo per passarci almeno un paio di settimane.
Lo so che a volte sembra ingiusto che siamo gli unici a sostenere le spese per tornare. A trovare il tempo. Che sarebbe bello avere più visite.
Ciò non toglie che noi torneremmo sempre comunque.
Andare una volta all’anno è troppo importante.
Noi amiamo troppo le nostre “non vacanze in Italia”.
Senza, sarebbe impossibile vivere tutto il resto dell’anno.
Mimma, Dubai
Hai toccato un altro nervo scoperto dell’essere immigrati all’estero. Infatti oltre a sentirci sempre nella terra di mezzo perché ormai si è italiani solo a metà, siamo sempre un po’ tutti combattuti credo fra il fare le vacanze a casa in Italia nei soliti posti che però ci danno energia, gioia e forza o andare in posti nuovi. Mi domando se questa è una cosa solo italiana perché i nostri amici tedeschi, inglesi e australiani non tornano a casa per anni. Fosse stato per mio marito a casa sua in UK non ci tornava neanche più ma adesso deve ammettere che anche lui è felice di tornare e così le nostre vacanze sono un girovagare fra le sue radici in uk e le mie in Italia e i posti di vacanza del nostro cuore che abbiamo frequentato per anni prima di andare a vivere in Australia. A volte è stancante ma fa stare bene, benissimo.